Che ne è della nostra italianità?
/17 novembre 2012
alle ore 17.00
presso il
Palazzo dei Congressi di Lugano
sala C
tavola rotonda dal titolo:
Che ne è della nostra italianità?
dibatteranno il tema:
Claudio Lardi
Alessio Petralli
Carlo Piccardi
Stefano Vassere
moderatrice:
Giulia Fretta
[...] il problema non è ormai più tanto quello di trovare un equilibrio tra la nostra matrice culturale italiana e la dimensione globalizzata delle relazioni, quanto quello di una coscienza dell'italianità fortemente affievolita, sempre meno percepita come componente distintiva della nostra condizione che, essendosi in Italia imposta negli ultimi anni una mentalità civilmente e culturalmente deresponsabilizzata (e trovandoci a subire la pressione del frontalierato come una minaccia), oltretutto ci allontana sempre più da quella che dovrebbe essere la nostra madrepatria culturale.
Il processo era stato avvertito più di vent'anni fa da Giuseppe Martinola, interrogato da Sergio Caratti in una serie di '36 interviste al Ticino che cambia' (Quaderni della Banca del Gottardo, Lugano 1990), su cui ha recentemente attirato l'attenzione Giovanni Orelli ("Il cantonetto", dicembre 2009):
"La voce italianità non fu cara soltanto al Chiesa e al Calgari [...]. Fu cara sempre e cara deve restare: a condizione che si accompagni al sentimento. Altrimenti si illanguidisce in un'italianità da etichetta.
Nell'Ottocento, basta scorrere i verbali del Gran Consiglio, nei duri momenti in cui il Ticino si sentiva soffocato e incompreso dalla Confederazione fino a metterlo sotto tutela, dai banchi si alzò anche una voce estrema: nazionalità, che era un'affermazione piena e ferma. Oggi è invalsa una voce che dovrebbe suonare sinonima: identità. Che a ben considerarla è un dire e non dire italianità, e piuttosto un non dire, rinchiudendosi in un isolamento piccino e gretto".
Sono parole che, a fronte di un procedere senza rotta nel pelago della globalizzazione, dovrebbero indurci a ritrovare una definizione specifica dei nostri caratteri distintivi, fondata e ragionata, non semplicemente sfoderata come affermazione di interessi politici, economici o altro, ma come "sentimento" appunto, come espressione di un senso di appartenenza a un importante contesto di civiltà fortemente e intimamente motivato. Più di quanto non lo sia oggi lo si manifestò paradossalmente in anni difficili, quando tale disposizione confliggeva con i sospetti di irredentismo, e ancor più durante il ventennio mussoliniano quando i nostri intellettuali seppero declinarlo orgogliosamente senza cadere nella tentazione di agire collateralmente al fascismo.
Quale migliore occasione più del centocinquantesimo dell'unità d'Italia poteva allora venirci offerta, inducendoci a ripercorrere il ruolo significativo detenuto dal Ticino nelle vicende del Risorgimento, non solo indirettamente come rifugio dei perseguitati politici, ma come contesto mobilitato a sostegno diretto dell'affermazione delle idee liberali, propagandate in tutta Italia proprio dalle pubblicazioni che uscivano dalle nostre tipografie, sostenute generosamente da figure esemplari quali i mazziniani fratelli Ciani e da una militanza che dalle simboliche rappresentazioni di un Vincenzo Vela si diramò nello spirito battagliero dei volontari ticinesi della colonna Arcioni e della colonna Vicari, che nel 1848 scesero a Como e a Milano a dar man forte ai patrioti insorti contro gli Austriaci, culminato nel sacrificio del diciottenne luganese Emilio Morosini caduto nel 1849 in difesa della Repubblica romana! È clamoroso che in occasione di un simile anniversario, che tutto sommato sta risvegliando l'assopita coscienza nazionale italiana, alla nostra latitudine si sia mancato di dare rilievo alla sola tematica che ci affratella [...]
Carlo Piccardi
da "Autonomia culturale e identità. Che ne è della nostra italianità?" Cenobio n. 2 - 2011
Giulia Fretta giornalista, già responsabile del settore Fiction Televisione Svizzera italiana.
Claudio Lardi già Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e della protezione dell'ambiente del Cantone dei Grigioni.
Alessio Petralli è linguista, docente e ricercatore, saggista. Promotore di molte iniziative a sostegno della lingua italiana.
Carlo Piccardi è musicologo, critico musicale e saggista svizzero-italiano.
Stefano Vassere è responsabile del "Repertorio toponomastico ticinese" e docente di linguistica generale nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Milano.