La macchina del tempo
Lacrime in forma di parole
/sabato 21 aprile 2012
alle ore 17.00
Palazzo dei Contressi di Lugano - sala E
L'ASSI
vi invita alla serata dedicata al tema della memoria.
Il documentario radiofonico di Luciano Marconi, del 1989 e vincitore del premio Canevascini dello stesso anno, dal titolo
LACRIME IN FORMA DI PAROLE
introdurrà la storia del 'Diario' scritto su un lenzuolo da una donna del popolo, depositato all'Archivio di Pieve Santo Stefano.
Oltre al documentario commentato da
Luciano Marconi,
Anna Maria Mion
leggerà alcuni testi del 'Diario',
Pietro Bianchi
ci allieterà con la sua musica.
"Clelia Marchi arrivò a Pieve S. Stefano un giorno d'inverno del 1986, col suo lenzuolo sotto il braccio. Era venuta in treno fino ad Arezzo. Era scesa dalla corriera, con l'aria compunta e festosa delle donne già avanti negli anni, che hanno trascorso una vita intiera senza mai uscire dal perimetro del loro comune di nascita. Un viso bello, incorniciato da una capigliatura canuta e ben pettinata, le trecce attorcigliate, gli occhi sfavillanti. Portava l'età indefinita di una capofamiglia contadina vestita bene per una cerimonia. Con lei venivano il sindaco di quel paese della provincia mantovana, Remo Verona, e Rosanna Mai, assessore alla cultura. E anche qualche parente o amico."
Così inizia la prefazione di Saverio Tutino al volume di Clelia Marchi
GNANCA NA BUSIA
fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, pubblicato nel 1991.
Questo libro riporta il testo del famoso 'Diario' scritto dall'autrice, dopo la morte del marito, su un lenzuolo, durante le notti insonni.
La memoria: un bene inestimabile!
Non per niente molti scrittori, poeti, drammaturghi ne
avvertono il fascinoso appello
dando vita a volte a veri capolavori.
Ma alla memoria ricorrono anche persone semplici, umili,
come la donna del lenzuolo e anche in questo caso, con le
dovute riserve letterarie, possiamo parlare di capolavoro.
Capolavoro di umanità.
L'ASSI sensibile ad ogni spunto culturale degno di attenzione, nell'invitarvi alla manifestazione che ripropone a distanza di vent'anni il documentario radiofonico di Luciano Marconi per la RSI.
LACRIME IN FORMA DI PAROLE
annuncia l'iniziativa assunta con
l'Associazione Villa Orizzonte di Castelrotto e la Regione Malcantone tesa a dare vita nella Svizzera italiana ad un 'Archivio della memoria' sull'esempio di quello di Pieve Santo Stefano (Arezzo) e pertanto invita tutti coloro che hanno nel cassetto un diario meritevole di attenzione di mettersi in contatto con la nostra Associazione
Donna - Ragno
/Edizioni Ulivo, 1999, 40 pp.
20.00 Fr.
La vanagloria oggi non va più di moda, si chiama semplicemente presunzione. Ma al tempo dei re e dei principi era lei che faceva girare il mondo e incitava i cavalieri a metterlo a soqquadro, come racconta la prima favola, che mette in campo un donchisciotte fiabesco sedotto dalla "ars obliqua" della donna-ragno. Un minibestiario dunque per occultare (o rivelare?) il segreto mondo dei vizi e delle virtù umane: il ragno troppo furbo che ignorava le categorie, lo sdoppiamento schizofrenico di chi si credeva due, lo scambio delle parti e la sua nèmesi, l’incontentabilità della farfalla verde, la crudeltà stupida e gratuita dell’uomo che fa morire la formica. Un uomo che si insinua quasi per caso nelle storie, sempre perdente, se confrontato con gli animali, splendidi d’infallibile istinto, dif-fronte al quale la vacillante ragione finisce per relegare nel nebbioso paese delle incertezze questo povero "animale sbagliato".
dal libro
Homunculus albus
/di Luciano Marconi
Edizioni Ulivo, 1995, 45 pp.
16.00 Fr.
Noi non sappiamo se gli alberi sognano. Forse sì. E quando lo fanno, pensano magari di essere uomini. Anche i bambini sognano, di essere altre cose: montagne, animali, forse anche alberi. Così i due sogni s'incrociano e danno origine agli omuncoli, di cui parla questa storia.
Homunculus albus ne è il protagonista mezzo bambino e mezzo seme d'albero vagante nell'aria con una domanda che lo assilla: Chi sono io? Favola delle origini e dell'identità, ma anche e soprattutto metafora iniziatica: "Homunculus capì in quel momento il segreto delle Montagne Nere: chi ci capitava veniva chiuso e soffocato in una morsa di rocce, la montagna ne faceva pezzettini con i suoi denti spaventosi". La morte, la paura della morte, quando Homunculus dovrà affrontare i nani del Sotterra, l'orco Pece di notte, e infine i terribili Ghirli, creature misteriose un po' diavoli, un po' draghi, che sottoporranno Homunculus alla tortura più terribile, quella della mente e delle sue trappole.
(dal sito dell'editore)