Dal tramonto all'alba
/Poesie di Noè Albergati
edito da alla chiara fonte
Prefazione di Simone Pellicioli
L'arca della poesia onesta
Il grande poeta Umberto Saba, nel suo celebre testo Quello che resta da fare ai poeti del 1911, scriveva che “ai poeti resta da fare la poesia onesta”. Questo è ciò che traspare dalla prima raccolta poetica di Noè Albergati, l’onestà di intenti e di sentimenti verso il proprio vissuto che riversa nei suoi versi. I componimenti prendono sempre ispirazione da un evento della sua vita che viene trasformato e reso universale dai ragionamenti e dalle sensazioni provate.
Gli elementi che emergono provengono dai luoghi in cui il poeta ha vissuto e dalle esperienze intraprese. Possiamo riconoscere i monti ticinesi, le selve e la vita contadina; le persone veramente incontrate come l’agricoltore o la signora anziana incrociati durante il servizio civile. Gli incontri non sono solamente quelli reali, ma anche e felicemente quelli letterari. Sfogliando le pagine incrociamo, più o meno nascosti, Orelli, Montale, Leopardi, Calvino, Magrelli, ecc.
I componimenti, non datati, non sono inseriti nella raccolta in ordine cronologico, ma tematico. Questo ci permette di avere in mano un lavoro omogeneo e meno legato alle contingenze connesse alla scrittura della prima stesura. Le poesie sono qui per la prima volta riunite e si mostrano nella loro forma definitiva. Rivisitate in occasione della presente pubblicazione, sono inserite in un percorso che le valorizza e le collega. Le gemme poetiche sono finalmente incastonate nella corona del macrotesto e risplendono così non solo di luce propria, ma anche grazie al riflesso e al riverbero che le altre emanano.
Dal tramonto all’alba ci impone un percorso a ritroso nel tempo, come se andare avanti, in questi tempi incerti, non fosse possibile. C’è la volontà di non farci attraversare la notte, fisica e metafisica, ma di riportarci verso le ore di luce e alla nascita di quella luminosità che ci permette di guardare, vedere e comprendere il mondo. Le varie sezioni offrono un bagliore e un barbaglio diverso per affrontare i testi e ci invitano a leggerle nel momento a loro dedicate, così che la lettura non possa essere svolta tutta d’un fiato, ma su diverse giornate, con la giusta lentezza con la quale dovrebbero essere godute e assimilate.
La temporalità è ispirata e in parte spiegata dalla prima poesia. In sostanza la regressione del giorno si lega al tenore generale della sezione, da un tramonto in cui grande peso hanno i ricordi, magari un po’ sbiaditi e malinconici, si passa al pomeriggio, ossia la maturità piena, quando le responsabilità e le scelte da prendere pesano di più, quando la consapevolezza che si ha è maggiore e quindi si avverte un’inquietudine più pungente. C’è poi la metà del giorno, lo Zenit, in cui il poeta ha inserito un testo di cerniera, che collegasse le parti. Il mattino equivale all’adolescenza, un periodo in cui si cercano dei modelli, ma in cui c’è anche il rischio di non distinguere quelli veri dai semplici idoli. L’alba è l’infanzia, quando tutto sembra più chiaro perché si ha un orizzonte limitato, quando tutto sembra positivo, perché si sta ancora esplorando e scoprendo. La notte sarebbe il momento prima della nascita, i mesi del feto, che ha già sensazioni e impressioni, ma frammentarie, così come lo sono i testi proposti.
Tutti questi momenti si legano però anche a come i raggi del sole illuminano nei vari momenti della giornata, da una perdita di colore, come se gli oggetti si spegnessero o si allontanassero al tramonto, a una luce intensa, che evidenzia tutti i difetti nel pomeriggio, al mattino dove c’è una luminosità meno cruda, più dolce e positiva, all’alba che delinea i contorni degli oggetti e ridona loro colore, facendoli riemergere dalla notte.
Ritornare all’alba dei tempi, o più semplicemente all’inizio della metaforica giornata, ci permette di tornare alle nostre origini, all’essenza degli elementi quotidiani che diamo per scontati. Questo viaggio a ritroso il poeta lo compie anche a livello culturale, c’è una sezione che prende spunto dal mito e che lo fa proprio modernizzandolo e dissacrandolo. Le poesie sono un punto fissato nel continuum spazio-temporale al quale l’autore e i lettori possono tornare, come attraverso una speciale macchina del tempo, per rivivere i momenti più significativi di un’esistenza, i momenti che, attraverso una riflessione, ci hanno permesso di cambiare il nostro sguardo sulla realtà.
Questo giorno al contrario è quindi al contempo il desiderio del regresso, davanti alle difficoltà, di tornare agli instanti in cui tutto era più facile, fino all’estremo dell’annullamento nel grembo materno, ma anche la volontà di lottare, di andare avanti, proprio facendo frutto di tutti i momenti, di vivere fino in fondo i nostri attimi, comprendendoli il più possibile. Il fatto che le sezioni coesistano all’interno dello stesso libretto, rispecchia l’analoga compresenza di questi diversi momenti in tutta la nostra vita.
Dal punto di vista formale le poesie sono molto diverse, alcune hanno un titolo, altre no, alcune hanno delle strofe, altre sono monolitiche, alcune giocano con la varianza dei versi, altre sono più formali e rigorose, con le proprie regole interne. Le rime, considerate forse un gioco facile, vengono usate con parsimonia e perciò sono ancora più preziose e importanti quando utilizzate. La lingua, anche se mai banale, non sfocia in astruse ricercatezze o lemmi desueti, ma resta ancorata alla concretezza e alla chiarezza delle intenzioni esposte. L’uso sapiente delle figure retoriche dimostra la frequentazione di testi importanti e la padronanza degli strumenti lirici. Un elemento interessante, e forse unico nel suo genere, è l’utilizzo delle parentesi per sdoppiare il significato di alcune parole. Per esempio la parola “sche(r)mi” in una poesia assume il duplice significato di “schemi” e “schermi”.
Nella poesia Il profeta viene mostrato l’essere umano nella sua più nuda vanità, nelle sue stranezze, con i suoi paradossi e le sue contraddizioni. In questa poesia manifesto l’autore si espone maggiormente, ma non giudica. Anche lui chiede, nel poema Finestre come cornee smerigliate, di poter essere “falso profeta del suo futuro”, dimostrando la sua umanità e l’appartenenza a una società che ha bisogno di sondare l’avvenire, generando però legami saldi con il passato e testi intrisi di radici. Saba stesso aveva previsto l’urgenza degli elementi che Albergati ha racchiuso nella sua poetica: “Ai poeti della generazione presente resta … un ritorno alle origini: con un’opera forse più di selezione e di rifacimento che di novissima creazione: resta ad essi quello che finora fu solo raramente e parzialmente compiuto, la poesia onesta.”
Complimenti, in amicizia, all’autore, con l’augurio che la sua opera prima sia solamente la prima di una lunga e fortunata carriera di scrittore.