Il peso delle ombre

Mario Casella
Il peso delle ombre
Racconti veri o false storie?
15×21 cm, 192 pp, Euro 18,00

A chi ha sopportato l’ingiusto peso della menzogna perché accusato a torto di aver mentito e a chi ha raccontato il falso, nella speranza che queste pagine siano d’aiuto per capire perché l’ha fatto.

Ci sono stagioni più pesanti di altre. Giorni, mesi o anni cruciali di cui non hai il tempo di valutare l’impatto quando sei immerso nell’impetuoso corso della vita. Possono essere momenti banali o eventi tragici: ciò che li accomuna è l’innegabile influenza che hanno poi sulle successive esperienze di ognuno di noi.
[…]
Pur di dar sfogo alle mie ambizioni alpinistiche, decisi di spegnere il “radar” giornalistico e la mia coscienza di difensore dei diritti umani e della libertà di espressione. Mi turai il naso e partii per il Tibet accettando, seppur a malincuore, l’imposizione cinese di evitare Lhasa e le altre città della provincia ribelle.
Inutile negarlo: quando tieni troppo ad un traguardo personale, i principi etici e morali vanno a finire – in fretta – sottochiave in un cassetto.
[…]
Un giorno sul web lessi una notizia: uno skyrunner, sponsorizzato da alcune tra le più importanti marche di materiale alpinistico, aveva annunciato d’essere salito da solo in vetta al K2, l’ottomila pakistano più impegnativo del blasonato Everest. Quel corridore-alpinista stava inanellando la scalata di ogni seconda vetta per altezza di ogni singolo continente: per l’Asia l’obiettivo era il K2.
La vera notizia però era un’altra: al suo rientro in Europa l’alpinista in questione era crollato sotto la pressione dei media e aveva riconosciuto di non aver raccontato la verità. Lo sportivo, tra le lacrime, aveva confessato ai giornalisti di aver mentito al mondo e anche a se stesso.
A tradirlo era stata la presunta foto di vetta che non mostrava alcun riferimento valido per localizzare con certezza il luogo della scatto. Anzi presentava alcuni dettagli sullo sfondo rivelatisi poi traditori: quella foto non era stata scattata sulla vetta, ma in un campo più basso.
La notizia mi colpì e la mia reazione impulsiva fu quella di condanna senza attenuanti per l’alpinista. Aveva osato infangare uno sport tradizionalmente basato sulla fiducia e aveva tradito uno dei principi fondamentali che dovrebbero regolare ogni attività umana: il rispetto della verità.
[…]
A incuriosirmi erano due aspetti: da un lato la dinamica della nascita di una vera o presunta menzogna, dall’altro le conseguenze sulla vita del protagonista volontario o involontario di queste polemiche.
Che cosa accade nella nostra testa – mi chiedevo – quando decidiamo di mentire? È un meccanismo impalpabile della psiche con il quale siamo tutti già stati confrontati nella nostra vita… e non solo chi va in montagna.
A stimolarmi nella scrittura di questo libro è stata anche la scoperta dell’influenza che questo sterile gioco di “vero” o “falso” – finito in alcuni casi nelle aule di tribunale – ha avuto sui destini personali di ogni suo attore.
Ho scelto di occuparmi solo dei casi con una forte valenza umana.
[…]
L’impatto di una bugia, o il solo sospetto di una menzogna, hanno condizionato molti destini umani e, nel caso specifico, di alpinisti: alcuni noti, altri meno conosciuti dal grande pubblico. Sono ombre che i protagonisti di questo libro hanno portato nel proprio zaino per tutta la vita.
Nell’alpinismo non c’è ancora la necessità di una prova inconfutabile di onestà/colpevolezza, come quella del DNA che può salvare – come avvenuto a più riprese negli Stati Uniti – un condannato dall’esecuzione capitale.
Cancellare l’ombra di un dubbio rimane perciò spesso un’impresa impossibile.

Mentre lavoravo a questo libro un giorno mi è ricapitata tra le mani la mia foto di vetta sul Cho Oyu: sullo sfondo si vedono solo alcune nuvole e qualche sprazzo di cielo blu. Nessun punto di riferimento sicuro per localizzare in modo inequivocabile il luogo in cui è stata scattata.
Mi sono chiesto: E se qualcuno un giorno volesse mettere in dubbio la mia scalata?
In quel momento ho avvertito quanto possa pesare un’ombra.

Mario Casella (1959) è laureato in lettere e fin da ragazzo pratica attivamente l’alpinismo. Nel 1985 ottiene il diploma federale di guida alpina. Nello stesso anno inizia la sua attività giornalistica abbinandola a quella di guida.
Il giornalismo diventa poi la sua professione a tempo pieno, dapprima per la radio (RSI) e poi per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (vedi http://www.rsi.ch) per la quale realizza documentari e inchieste soprattutto all’estero (caduta del muro di Berlino, ex Germania est, ex Paesi dell’est, Russia, Cernobyl, Croazia, Bosnia, Serbia, Kosovo, ecc.).
Ha realizzato vari documentari come indipendente e, nel 2011, ha pubblicato il libro “Nero-bianco-nero: un viaggio tra le montagne e la storia del Caucaso” che ha vinto i seguenti premi:
Vincitore Premio ITAS del libro di montagna 2013
Vincitore della 9a edizione del premio letterario Leggimontagna 2011
Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”- Opera segnalata, Ed.2011

In seguito pubblica il libro di racconti “Calendario verosimile”.

Il libro “Nero-bianco-nero” è stato tradotto in tedesco e pubblicato da AS Verlag con il titolo: “Schwarz Weiss Schwarz” (Link AS Verlag).

Comment

Alberto Chollet

Alberto Chollet è un giornalista svizzero, nato a Lugano nel 1953.

È laureato all'Università di Bologna e ha lavorato come insegnante, animatore culturale, giornalista e produttore televisivo. Dal 1985 al 2013 si è occupato di cultura, di produzione fiction tv e di coproduzioni cinematografiche per la Televisione svizzera a Lugano (RSI), a Ginevra (RTS) e a Berna (SRG SSR).

Attualmente collabora con la Biennale dell'immagine di Chiasso, il Festival Diritti Umani di Lugano e Media per tutti.